Il Gazzettino, 26 maggio 2009

Palladio e Heather Parisi, un magico feeling

Proviamo a immaginare che il fantasma di Andrea Palladio, appostato fra le sette vie di Tebe, ogni tanto spii il movimento che interessa quotidianamente il suo teatro Olimpico. E che da lì esprima, con quel massimo riserbo che si suppone tipico dei defunti, una qualche sensazione di fronte a chi viene a calcare la scena del suo capolavoro.
Passi per quel sussiegoso ma formidabile pianista, un po’ meno per quell’attrice pretenziosa, tolleranza vicino allo zero nei confronti della danzatrice che si sente deposta su questa terra direttamente dall’Olimpo. Volete mettere con Heather Parisi, ballerina e soubrette, nata a Hollywood nel 1960, e giunta a imperitura notorietà in Italia cantando “Cicale cicale cicale” nei lontani sabati sera di Raiuno? Quella sì lo prende al cuore. Così bionda, carinissima e caciarosa. Adesso poi che si è messa in testa di esordire come regista, girando il suo primo film – titolo provvisorio “Blind Maze”, labirinto cieco – tutto a Vicenza, compresa una settimana di riprese all’Olimpico, l’Architetto fa un tale tifo per lei che, se fosse possibile, le donerebbe qualche scenografia.
È una simpatia che non nasce sul nulla, ma da un comune culto del lavoro: dove volare si può solo a volte, ma sgobbare si deve sempre. Lo sa l’ex “muraro” e scalpellino Andrea, arrivato a firmare progetti dopo avere percorso tutta la gavetta prevista in un cantiere di cinque secoli fa. E lo conferma Heather, professionista dello spettacolo così metodica e disciplinata da far terminare le riprese due ore prima del previsto: cosa assolutamente marziana per un set cinematografico, ma accaduta davvero la settimana scorsa all’Olimpico, dove sono ambientate scene decisive di questa storia, molto sentimentale e realistica, imperniata attorno ai sogni di gloria di alcuni giovani ballerini. Stati d’animo che Heather Parisi ricorda molto bene, consapevole di essere arrivata al successo tenendo sempre fede a certi principi. Uno di questi è il rispetto del lavoro altrui, come si apprende dal suo blog, dove ringrazia “il personale del teatro, e in particolare Federica, Stefano ed Emilio”. Attenzioni che notoriamente Palladio elargiva anche ai suoi più umili collaboratori. È questione di feeling.

Stefano Ferrio
 

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