IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 20 Giugno 2010
DONATA GALLO
Cinema della memoria. Uno sguardo cruciale che riguarda tutti noi
Donata Gallo, documentarista vicentina di nascita e romana d'adozione, figlia del giurista Ettore Gallo, è tornata a Vicenza in veste di curatrice della sezione "Incontri d'Autore" di “It's my film Festival", rassegna di cinema di famiglia in corso in questi giorni a Vicenza.
Una rassegna all'interno del festival che prende le mosse dai film di famiglia riletti attraverso la visione di registi ed autori “professionisti", Com'è nata l'idea?
Tutto nasce dalla rassegna “Cineconfidenziale", un progetto della società DNA realizzato l'anno scorso a partire dal recupero dei film di famiglia. Visto il successo dell'iniziativa quest'anno abbiamo pensato ad un festival più articolato, con all'interno un concorso che ha allargato l'iniziativa anche anche ad altri paesi europei. Molti hanno aderit! o all'iniziativa, dalla Romania, alla Francia, all'Ungheria, naturalmente con una partecipazione significativa anche da parte dell'Italia.
Che risultati ha dato l'iniziativa? Ha notato differenze culturali nell'utilizzo della rappresentazione della memoria alle diverse latitudini europee?
I registi erano liberi di sviluppare il tema, a partire dai film di famiglia, come meglio credevano, attraverso un'idea di sceneggiatura. Ne sono usciti punti di vista molto diversi ed interessanti che sono andati al di là della documentazione intima e familiare. Fabio Scacchioli ad esempio ha raccontato il dramma della città del'Aquila dopo il terremoto attraverso il recupero di filmati amatoriali anche tra le macerie da cui esce un racconto collettivo. Credo che la giuria avrà un compito difficile nella scelta del vincitore.
In che modo saranno valorizzati, diffusi o premiati i corti vincitori?
Non è previsto un premio vero e proprio, i registi in concors! o hanno già ricevuto dei fondi per la realizzazione delle! opere e cerchiamo, con il festival, di promuoverli. Abbiamo strutturato il programma in modo tale da garantire a tutti i corti la massima visibilità, con proiezioni due volte al giorno, una al pomeriggio ed una la sera, accostando la visione anche agli "Incontri d'autore", l'appuntamento che io curo direttamente e che prevede proiezioni di film di affermati registi italiani che abbiano affrontato il tema dell'intimità familiare seguite da una conversazione con gli autori presenti in sala.
Il festival appare come una ventata di freschezza in un clima difficile in cui sembra che il cinema sia stato particolarmente penalizzato dai tagli della recente manovra economica. Come valuta la situazione?
Purtroppo i tagli al settore non solo del cinema ma di tutta la cultura sono stati molto pesanti. Il Comune di Roma sembra ora voglia cambiare la destinazione d'uso della Casa del Cinema, ed in progetto sembra ci sia anche la chiusura della Scuola di Cinema di Roma a Cinecittà, con la sua grande tradizione, perché considerata ente inutile. il clima è di grande preoccupazione.
Che spazio ha secondo lei in questo momento il cinema della memoria all'interno della narrativa cinematografica contemporanea?
Sono ottimista. Mi accorgo sempre più che nel cinema contemporaneo lo sguardo sulla memoria è attento. L'Italia è un paese infantile che non è riuscito a fare chiarezza sulla propria storia. Fino a che non farà chiarezza sul proprio passato il nostro paese non potrà essere innocente. Cito Pasolini per cui in questo mondo non c'è posto per gli “innocenti”: resta imperdonabile fingere di non vedere. Chi non fa autocritica è colpevole della propria innocenza, anche se forse infantile, senza coscienza. Fino a quando non apriremo gli armadi di casa e cercheremo di fare chiarezza sulla nostra storia personale non saremo in grado di capire noi stessi e ancor di più gli altri.
Una memoria che sembra perdere i propri contorni soprattutto per le giovani generazioni...
Esatto, proprio per questo abbiamo voluto dedicare una sezione del festival ai ragazzi, non si devono dimenticare gli sforzi fatti dai nostri padri per arrivare ad una democrazia. Il novecento è stato un secolo difficile e tormentato, in cui siamo passati dalla preistoria alla modernità.