IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 21 Giugno 2010

IT’S MY FILM FESTIVAL. Di grande impatto la sezione sugli autori

Quando i cineasti svelano il privato fiorisce l’emozione

Intensissimi sono risultati sia “A Laura” di Amedeo Fago che “Un silenzio particolare” di Stefano Rulli, sconvolgente “Un’ora sola ti vorrei” di Alina Marazzi

Enzo Pancera
VICENZA
La sezione Incontri d'autore che al festival It's My Movie ha offerto opere “casalinghe" di professionisti del cinema, ha immerso gli spettatori in toccanti e dolorose relazioni famigliari.
Di Amedeo Fago - dopo una laurea in architettura scenografo per registi come Bellocchio, Carpi, Greco, Moretti, Amelio ma anche regista di tre “lunghi" - il “corto" A Laura è una testimonianza d'affetto in memoria di Laura Morandini, madre della compagna di Fago e moglie di Morando Morandini, maestro della critica cinematografica italiana.
Il film fonde materiali eterogenei quasi tutti ambientati a Levanto, il paese ligure delle vacanze. Dopo lo spezzone di una pellicola in cui Laura aveva drammatizzato un ricordo dell'aprile '45 (un ufficiale tedesco che la corteggiava ricavandone una raffica partigiana ammonitrice, nelle immagini muore in un profluvio di note prestate da Astor Piazzolla) si utilizzano brani di un'intervista televisiva fatta a Laura da Elisa Filogamo, home movies girati da Fago sul rapporto con la nonna, in varie età, di sua figlia Francesca cui nonno Morando dedica, prima della nascita, una poesia in cui si augura di condividere con la ragazza sedicenne l'ingresso nel Duemila per “dare del tu al futuro". Canzoni (Laura, naturalmente, ed Enamorada, la preferita), altri brani musicali e molte foto fanno corpo unico acquisendo un valore nuovo nell'elaborazione del commiato da Laura che, nel fluire delle immagini, diventa personaggio.

Una conferma che per gli autori gli appunti sulla vita privata, vergati con la “camera", finiscono per sottostare alle dinamiche del film tout court, si è avuta, in modo che non si esagera! a definire sconvolgente, dalla proiezione di Un'ora sola ti v! orrei di Alina Marazzi - al debutto come regista dopo essere stata assistente di Giuseppe Piccioni - presentato al Festival di Locarno nel 2002. Il film, nella durata del titolo, è la ricerca dell'immagine materna, di Liseli Hoepli Marazzi che la malattia e il suicidio avevano sottratto ad Alina, sette anni, e a suo fratello.
L'archivio della memoria era custodito nei filmini familiari girati con perizia professionale dal nonno, titolare della storica casa editrice Hoepli fondata dall'elvetico Ulrico nel 1870 (quando si migrava dalla Svizzera a Milano), celebre per i manuali tecnico-scientifici. La “terribile" bellezza delle immagini - bellissima era Liseli, seducenti il bel mondo circostante e gli sfondi ambientali - è connessa dalla Marazzi, e dalla montatrice Ilaria Fraioli, alla ricerca esistenziale con un respiro magistrale che rende quasi insostenibile lo sguardo reciproco che madre e figlia si scambiano da angoli diversi dello spazio e del t! empo.
A rincarare la dose ha provveduto Un silenzio particolare, mostrato a Venezia 2005, di Stefano Rulli, grande sceneggiatore, in coppia con Petraglia, per Bellocchio e molti registi nostrani nonché inventore della serie La piovra che recentemente gli ha attirato minacciosi rimbrotti altolocati: Rulli non è intervenuto al Festival per un malanno (ma non vorremmo trarre conclusioni affrettate).
Un silenzio particolare è dedicato al figlio autistico Matteo - oggi trentenne - e alla comunità umbra in cui si è tentato il suo inserimento. Nel video si riscontrano elementi probabilmente premeditati (specchi, porte e finestre chiuse) e irruzioni di un corpo a corpo padre-figlio in cui traspaiono con grande sincerità l'amore e i limiti (scorie di ruoli, nodi irrisolti) che lo impacciano.

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