Vicenza Oro Winter

Portare i gioielli al cinema è possibile, anche se si è una piccola azienda. E soprattutto fa vendere. È questo il messaggio lanciato ieri mattina a VicenzaOro Winter, durante il convegno “Un gioiello di film”, durante il quale Massimo Marnetto, del ministero dello Sviluppo economico, Licia Mattioli, presidente di Federorafi, Lamberto Mancini, segretario generale di Anica e direttore di Cinecittà, ed Elisa Coltri, di Cattleya, moderati da Francesca Medolago Albani di Anica, hanno illustrato alle imprese come promuovere il loro marchio sul grande schermo.

gioielli

L'incontro, introdotto dal direttore della Fiera Corrado Facco, è partito mostrando come i marchi possano avere visibilità in una pellicola o addirittura diventarne parte essenziale. «Finora però - sottolinea Marnetto - i gioielli sono entrati nei film in modo spontaneo, noi vorremmo creare occasioni strutturate e periodiche per estendere a tutti gli operatori interessati la possibilità di incontrare i produttori». Iniziativa apprezzata sia da Facco che da Mattioli. «Quale film è stato più efficace di “Colazione da Tiffany” per veicolare un marchio? - chiede la presidente -. O chi non ricorda la Vespa di “Vacanze Romane” che spopolò in Usa? Vogliamo allargare tutto questo al mondo orafo». E il cinema italiano, soprattutto entro i confini nazionali, ha dimostrato grande appeal, se come spiega Mancini, «in Italia 4 biglietti su 10 sono per film italiani, mentre in Germania o Regno Unito è 1 su 10. Per fare film, poi, ci sono formule che permettono di fare soldi e se un'azienda investe 1 milione di euro lo Stato ne restituisce il 40 per cento».

Coltri ha quindi illustrato i criteri di scelta e le opportunità, le tipologie di utilizzo e di comunicazione di un prodotto, dall'abbinamento al personaggio al fatto di calare l'oggetto nel mondo reale, al nominare il prodotto all'interno della scena, fino alla possibilità di abbinare all'uscita un concorso. Il budget? «Il minimo sono 15mila euro, ma se si tratta solo di far vedere il gioiello indossato e nominare l'azienda in un contesto coerente con la sceneggiatura può essere anche più competitivo. Anche le piccole aziende possono permetterselo, e soprattutto nel campo del gioiello non è difficile. Un marchio meno conosciuto, poi, non rischia di avere il boomerang, se nominato, di infastidire il cliente». Chi del mondo del cinema ha una notevole esperienza è Giuseppina Fermi, della Glamroom. Le sue creazioni sono state, tra le altre, indossate da Paola Cortellesi nel recente film “Nessuno mi può giudicare”, Stefania Sandrelli in “Saturno contro” di Ferzan Ozpetec o Piera Degli Esposti. “Per entrare nel mondo del cinema - spiega - il segreto è un ufficio stampa con molti contatti. Per riuscirci, però, bisogna avere molti pezzi di grande varietà, perché una produzione può tenersi 50 gioielli per mesi. Abbiamo realizzato anche gioielli su misura per il film. Dopo che la Cortellesi ha indossato le nostre collane, le clienti che ci avevano chiesto di farle leggere, ci hanno domandato di arricchirle».

IL GIORNALE DI VICENZA, 18 gennaio 2012 Maria Elena Bonacini

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