Il loro nome, finora custodito nella pietra bianca e rosata estratta dal banco roccioso, sagomata, lavorata, scolpita, lisciata o bocciardata con mani pazienti e sapienti, sarà tra breve ricordato dal film-documentario C´era una volta lo scalpellino, dedicato a quegli antichi tonezzani capaci un giorno di trasformare un duro lavoro in arte, grazie ad abilità non comuni, perfino esportate oltralpe. Maestri-scalpellini, lavoranti, apprendisti tutti purtroppo scomparsi, assieme ad un mestiere dalla storia plurisecolare, repentinamente declinato, fino a scomparire dopo la metà del secolo scorso, soppiantato dalla "moderna" civiltà industriale che alla pietra scalpellinata a mano sostituì il cemento armato e il cotto.

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Da allora, le cave a cielo aperto di località Costa, e quelle collocate fra Contrà Pettinà, Vallà e Lain, son diventate silenziose. Quiete e silenzio al posto del sonoro picchiettio di centinaia di scalpelli, con cui si dava forma alla pietra per ricavare lapidi, paracarri, elementi di muratura, scalinate, parapetti, poggioli, fontane, lavelli, vasche, mortai, caminetti, monumenti, sacri arredi.
Un patrimonio di cultura che è tornato a rivivere grazie al sindaco Amerigo Dalla Via, che ha voluto recuperare un passato illustre, e all´appassionato lavoro di Stefano Bortoli, già curatore di vari Musei animati, regista del docu-film che sarà ufficialmente presentato al Centro congressi domenica 22 alle 10.30, con replica per il pubblico alle 16.
«Il filmato - spiega lo stesso regista - è la somma di tre componenti: il documentario su alcuni aspetti di vita degli scalpellini del primo ´900; l´intervista, fatta recandoci nel 2009 ad Illzach, in Francia, all´artista Orlando Longhi, l´ultimo degli scalpellini di Tonezza, protagonista di una vita straordinaria, visto che, da povero emigrante, nel corso del tempo diventò un famoso scultore, conosciuto come "l´uomo che fa vivere la pietra", tanto che alla presentazione di una delle sue ultime opere, dedicata alle vittime del campo di Tambow, era presente anche il presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy; una fiction, girata nell´ex caseificio, oggi adibito a museo etnografico, in cui è stato realizzato l´allestimento scenografico, con protagonista uno scalpellino-emblema di come si viveva un secolo fa in ambito lavorativo e anche familiare».
Ad interpretare il personaggio è l´attore Filippo Canale, nei panni della moglie c´è Anna Eberle, in quelli di capomastro, Gastone Dalla Via, con tante comparse locali. La sceneggiatura è opera dello stesso regista assieme a Valeria Giusti, la direzione della fotografia è stata affidata ad Antonio Seganfreddo, laureato al Dams, Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, mentre compositore delle musiche è Paolo Agostini, che ha già curato colonne sonore di film d´autore. Tra le due proiezioni e vari interventi, alle 12.30 ci sarà l´apertura della Mostra "Aspettando il Museo dello scalpellino", con in visione la collezione privata di Paolo Pettinà, erede di un´arte esercitata dal padre Matteo e dallo zio Giovanni "Giambon", e lo scoprimento dell´opera offerta alla "sua" Tonezza da Orlando Longhi.

Fonte Il Giornale di Vicenza, 8 aprile 2012

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