Dellai racconta la storia di un musicista ebreo salvato dai partigiani

IL GIORNALE DI VICENZA

Domenica 27 Giugno 2010

CINEMA. Il film s’intitola “Oscar” come il personaggio reale

Dellai racconta la storia di un musicista ebreo salvato dai partigiani

Matteo Marcolin
CAMPODORO (PADOVA)
Alle 10.30, ieri mattina, il set era già allestito. Luci posizionate, cineprese montate, i vestiti degli attori stirati sugli appendiabiti e pronti per essere indossati. A villa Tretti Brazzale a Campodoro è stato battuto il primo ciak del nuovo film di Dennis Dellai. Ad un anno e mezzo dall'uscita di Terre rosse, la troupe del regista thienese che è anche redattore del nostro Giornale è tornata al lavoro per raccontare un'altra toccante vicenda umana accaduta nel Vicentino durante la seconda guerra mondiale.
Dopo avere rievocato le storie di affetti stroncati dalla guerra, questa volta Dellai vuole raccontare la drammatica esperienza realmente vissuta ad Arsiero dal giovane musicista ebreo Oscar Klein, salvatosi dalla deportazione grazie all'aiuto dei partigiani. Il titolo provvisorio del film trae origine proprio dal nome del protagonista (Oscar), noto jazzista scomparso nel 2006.
Si tratta del secondo lungometraggio a soggetto firmato da Dellai, che in passato era stato autore anche di una docufiction sulla storia di Thiene e di altri documentari a carattere storico. Per l'occasione ha rimesso assieme la stessa squadra di collaboratori che avevano lavorato a Terre Rosse, cercando di dare spazio a giovani con cui si era confrontato sul set del precedente lavoro. La sceneggiatura è di Giacomo Turbian. Anche la scelta del cast è stata pensata con l'obiettivo di dare un' opportunità ai talenti non ancora affermati, affiancandoli ad interpreti di spessore del panorama teatrale berico.
Ieri il via ufficiale, in un clima di entusiasmo ed emozione. Le prime scene sono state interpretate da Adriano Marcolini (padre di Oscar), Daniele Berardi (maresciallo dei carabinieri), Raffaella Giulianati, Annarita Scaramella ed Eleonora Fontana, all'interno della villa liberty che si trova al confine tra Vicenza e Padova. È' stato girato uno dei momenti più drammatici della storia.
«Devo ringraziare tutti coloro che hanno creduto in questo nuovo progetto- ha precisato Dellai - nonostante non sia il primo lavoro siamo tutti molto emozionati».
Il film verrà integralmente girato all'interno del territorio provinciale, grazie alla sinergia tra enti locali, istituzioni e privati. Le riprese proseguiranno per diversi mesi e l'intero progetto coinvolgerà centinaia di volontari tra comparse, attori protagonisti e tecnici. I dettagli verranno forniti nel corso di una conferenza stampa in programma ai primi di luglio a Vicenza.

 

Due fratelli a Vicenza nei cupi anni Settanta

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 26 Giugno 2010

CINEMA. Ambientazione rurale e tre personaggi per il regista Pozzan

Due fratelli a Vicenza nei cupi anni Settanta

“I giorni di ieri”, presentato a Brendola, è stato girato su pellicola e con dialoghi interamente in dialetto

Eva Dallari
BRENDOLA
Grande successo a Brendola per la prima de “I giorni di ieri" di Stefano Pozzan. Pubblico numeroso, tra cui l'assessore regionale Elena Donazzan, alla proiezione, dopo la quale si è svolto un dibattito condotto da Emanuele Vezzaro, critico cinematografico, che ha coinvolto regista e attori in una discussione su questo film che racconta una storia d'amore ambientata nella Vicenza rurale del 1977 e che sarà presente al Festival di Venezia 2010. Un film girato "alla vecchia maniera" e con dialoghi interamente in dialetto veneto.
Rodolfo (Luca Sgolmin), sposato con Ilaria (Nora Deldoge), e Amedeo (Dario Folco) sbarcano il lunario lavorando i campi. Vivono di poco. Purtroppo problemi di eredità, passioni nascoste ed imprevisti porteranno i due fratelli a dividersi. Questa in sintesi la storia raccontata attraverso la granulosità del 16 mm. e del Super8, scelta del regista anacronistica nell'era del digitale, ma ponderata e azzeccata. Piani sequenza lunghi, uso di luce naturale e suono in presa diretta trasportano lo spettatore direttamente negli anni Settanta.
È la vigilia di quello che sarà l'anno più tragico della storia italiana del secondo dopoguerra: l'esplosione del movimento terroristico delle BR con il sequestro Moro. C'è un barlume di condizione sociale richiamato dal movimento sindacale alla fonderia, ma sembra che la storia italiana non scalfisca minimamente questi luoghi. È una scelta stilistica e di forma voluta dal regista per concentrare l'attenzione dello spettatore sulle vicende e la psicologia dei protagonisti tanto da rendere la casa e i campi dove questi vivono e lavorano un “non-luogo”: sono usufruttuari del casolare e della terra che lavorano che diventerà, in seguito alla morte dello zio, prima bene in affitto per poi essere venduto.
Immagini dal forte impatto emotivo che richiamano maestri della pittura come Van Gogh (la sequenza della cena richiama “I mangiatori di patate" del pittore olandese) o alcune sequenze del film di Ermanno Olmi “Il tempo di è fermato. Come pure la panchina che guarda verso la valle, ma non si vede nulla oltre il prato quasi a sottolineare l'incapacità di Rodolfo e Amedeo di vedere cosa succederà nel prossimo futuro.
Un uso quasi maniacale delle immagini in una ricerca che va oltre la “consecutio temporum”, in una sorta di dilatazione del tempo, alla ricerca di ritmi dettati dalla natura ormai perduti dall'homo tecnologicus.
Importante il rapporto uomo-natura, che viene soppiantato dagli interessi economici di speculatori disposti a vendere fazzoletti di campagna a facoltosi signorotti di città alla ricerca di un angolo di tranquillità.
Un elemento di disturbo: il meticcio, personaggio ilare e misterioso, che con la sua fionda interrompe il pranzo dei due fratelli; monito da parte di Pozzan sul fatto che c'è sempre qualcuno pronto a distruggere l'ordine precostituito a fatica, indipendentemente dai progetti che si vogliono realizzare nel futuro. Futuro reso ancora più incerto dalla presenza-assenza dello zio dei due fratelli: mai inquadrato, ma che segnerà con la sua morte una tappa fondamentale nelle vicende del trio Rodolfo-Ilaria-Amedeo. Ed è proprio il rapporto dei due fratelli con Ilaria che destabilizza in maniera definitiva il canone della famiglia patriarcale tipica del Veneto e della cultura contadina in primis. Per gustarsi il film, non resta che accomodarsi sulle poltrone e sdeguire la storia raccontata da Stefano Pozzan, contrappuntata dal commento musicale delle Orme. Il film durante l'estate sarà in tour in vari centri del Vicentino.

 

Quando i cineasti svelano il privato fiorisce l’emozione

IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 21 Giugno 2010

IT’S MY FILM FESTIVAL. Di grande impatto la sezione sugli autori

Quando i cineasti svelano il privato fiorisce l’emozione

Intensissimi sono risultati sia “A Laura” di Amedeo Fago che “Un silenzio particolare” di Stefano Rulli, sconvolgente “Un’ora sola ti vorrei” di Alina Marazzi

Enzo Pancera
VICENZA
La sezione Incontri d'autore che al festival It's My Movie ha offerto opere “casalinghe" di professionisti del cinema, ha immerso gli spettatori in toccanti e dolorose relazioni famigliari.
Di Amedeo Fago - dopo una laurea in architettura scenografo per registi come Bellocchio, Carpi, Greco, Moretti, Amelio ma anche regista di tre “lunghi" - il “corto" A Laura è una testimonianza d'affetto in memoria di Laura Morandini, madre della compagna di Fago e moglie di Morando Morandini, maestro della critica cinematografica italiana.
Il film fonde materiali eterogenei quasi tutti ambientati a Levanto, il paese ligure delle vacanze. Dopo lo spezzone di una pellicola in cui Laura aveva drammatizzato un ricordo dell'aprile '45 (un ufficiale tedesco che la corteggiava ricavandone una raffica partigiana ammonitrice, nelle immagini muore in un profluvio di note prestate da Astor Piazzolla) si utilizzano brani di un'intervista televisiva fatta a Laura da Elisa Filogamo, home movies girati da Fago sul rapporto con la nonna, in varie età, di sua figlia Francesca cui nonno Morando dedica, prima della nascita, una poesia in cui si augura di condividere con la ragazza sedicenne l'ingresso nel Duemila per “dare del tu al futuro". Canzoni (Laura, naturalmente, ed Enamorada, la preferita), altri brani musicali e molte foto fanno corpo unico acquisendo un valore nuovo nell'elaborazione del commiato da Laura che, nel fluire delle immagini, diventa personaggio.

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Cinema della memoria. Uno sguardo cruciale che riguarda tutti noi

IL GIORNALE DI VICENZA

Domenica 20 Giugno 2010

DONATA GALLO

Cinema della memoria. Uno sguardo cruciale che riguarda tutti noi

Donata Gallo, documentarista vicentina di nascita e romana d'adozione, figlia del giurista Ettore Gallo, è tornata a Vicenza in veste di curatrice della sezione "Incontri d'Autore" di “It's my film Festival", rassegna di cinema di famiglia in corso in questi giorni a Vicenza.
Una rassegna all'interno del festival che prende le mosse dai film di famiglia riletti attraverso la visione di registi ed autori “professionisti", Com'è nata l'idea?
Tutto nasce dalla rassegna “Cineconfidenziale", un progetto della società DNA realizzato l'anno scorso a partire dal recupero dei film di famiglia. Visto il successo dell'iniziativa quest'anno abbiamo pensato ad un festival più articolato, con all'interno un concorso che ha allargato l'iniziativa anche anche ad altri paesi europei. Molti hanno aderit! o all'iniziativa, dalla Romania, alla Francia, all'Ungheria, naturalmente con una partecipazione significativa anche da parte dell'Italia.
Che risultati ha dato l'iniziativa? Ha notato differenze culturali nell'utilizzo della rappresentazione della memoria alle diverse latitudini europee?

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Infascelli, il mestiere del cinema in un dialogo tra padre e figlia

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 19 Giugno 2010

IT’S MY FILM FESTIVAL. Interessanti le proposte della sezione “Incontri con gli autori”

Infascelli, il mestiere del cinema in un dialogo tra padre e figlia

Sullo schermo anche lavori di Campiotti e Moscati

Enzo Pancera
VICENZA
It's My Film, esordiente Festival Europeo su cinema privato e identità collettiva, ospita all'Odeon varie sezioni fra cui Incontri d'autore curato dalla documentarista Donata Gallo. Quest'ultima sezione esercita l'attrattiva di presentare lavori, molto privati e talvolta molto "home", di personalità che hanno fatto del cinema, anche di finzione, la loro attività d'elezione.
Giovedìi sono transitati tre di questi autori: Giacomo Campiotti con Tre donne, Fiorella Infascelli con il corto Pa e Italo Moscati con Occhi sgranati.
Campiotti era assente giustificato perché al lavoro in Bulgaria - si sarebbe rivisto volentieri il regista varesino che, proprio all'Odeon, anni addietro, ha collaborato con Cinemaragazzi annuale rassegna per le elementari - ma il suo Tre donne (1983, 25') ha catturato ugualmente gli ! spettatori con tre ritratti femminili. Un'ottantenne ricorda l'amore, fiorito con intese minimali e osteggiato dai genitori, per un ufficiale dei carabinieri durante la prima guerra mondiale; una cinquantenne ripercorre una vita serena ma fluita in un percorso non lineare, una ventenne che ha scelto di fare l'ostetrica nella professione trova spazio per riflessioni sulla vita e la morte. Sorpresa: le protagoniste sono nonna, mamma e sorella del regista, abile a restituirci verità esistenziali e complesse dinamiche del contesto.
Pa è un casalingo dialogo-intervista girato nell'81 dalla regista romana Fiorella Infascelli con il padre Carlo, regista e produttore tra i '50 e i '70. Il corto è stato l'occasione per riprendere il discorso col genitore il cui operato commerciale la figlia non condivideva. L'aspetto di per sé interessante è diventato ancor più significativo con la proiezione di uno spezzone del film Zuppa di pesce, u! n omaggio della Infascelli al "cinema di papà" realizzato! nel '91, in cui Philippe Noiret e Chiara Caselli ripercorrevano il dialogo del corto.
Apparentemente eccentrico alla programmazione, Occhi sgranati di Italo Moscati - sceneggiatore, docente e saggista - ha riassunto un secolo di emigrazione dall'Italia, e da ultimo anche in Italia, attraverso spezzoni di documentari che nella loro immediatezza, ma anche dopo un lavoro ri-creativo non solo di montaggio, sono risultati congrui allo sguardo spontaneo e all'infallibile testimonianza che il festival vuole intercettare.

Ultimi corti nella serata dei premi

Questo il programma dell’ultima giornata di It's My Film Festival, in programma oggi. In Sala Lampertico
alle 10, progetti di valorizzazione a confronto.
Al Cinema Odeon dalle 15 alle 17 e dalle 20.15 alle 21.30 gli ultimi quattro corti in concorso per EHMN. 2010: "Pig's secret life" di Ilaria Ferretti, "Un-united Europe" di Dimitris Mourtzopoulos, "From a land of ash and mist" di Fabio Scacchioli e "Objects in mirror are closet than they appear" di Emese Gòg.
Alle 17.30 A scuola di cinema: il Liceo Quadri e il cinema, gli studenti raccontano
Alle 18, per Incontri d'autore, "Un silenzio particolare" di Stefano Rulli
Alle 21. 30, in piazza Matteotti , per la rassegna Cineconfidenziale, "Sguardi", scene da film di famiglia raccolti a Vicenza. Alle 22 "Giù la maschera" cortometraggio prodotto dal Liceo Quadri e a seguire la ! premiazione dei corti
vincitori do EHMN. 2010.

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